Sembra che ora si parli pochissimo dei rifugiati che continuano ad affrontare il pericoloso tragitto dalla Turchia alle Isole greche del Dodecaneso; quasi fosse un fenomeno dimenticato. Ma credetemi, continuano ad arrivarne: sono siriani, iracheni, iraniani, afgani, curdi e molti altri ancora. E purtroppo tra di loro, ci sono moltissimi bambini. I rifugiati siriani sono ospitati in un centro noto come "hotspot" mentre i non-siriani sono ospitati altrove.
Quando ho la possibilità porto loro assistenza, ma la maggior parte delle volte sono loro ad aiutare me, nella loro semplicità e generosità.
Un sabato mi trovavo a Lero, per celebrare la memoria dei caduti d’Italia e per inaugurare un nuovo Centro culturale italiano dell’isola. Era una bellissima giornata di sole e ci eravamo seduti su una panchina all’ombra, in attesa della cerimonia.
Ad un certo punto, due bambini si sono avvicinati e mi hanno chiesto in arabo se fossi l'Imam. Ho sorriso rispondendo anch’io in arabo, per spiegare che in realtà ero il prete cattolico. Hanno iniziato a tempestarmi di domande: volevano sapere tutto sui preti e su cosa fossero le grosse perle (la corona francescana) che indossavo, cosa fosse la croce sospesa tra queste perle e chi fosse appeso sulla croce.
Nel frattempo, si era sparsa la voce che parlavo un po’ di arabo e, in pochi minuti, siamo stati circondati da una miriade di bambini, tutti molto felici di condividere le loro storie, presentarci i loro fratelli, le loro sorelle, le madri e i padri (quelli che li avevano). I bambini rimangono sempre bambini. Nonostante gli orrori del passato, le scene orribili che hanno visto e vissuto nelle loro brevi vite, sono facilmente dimenticate nella gioia del momento, in buona compagnia e sotto un bel sole.
Mentre parlavamo, il padre di uno dei bambini ha dato al figlio e agli amici alcune monete per comprare alcuni dolcetti. Per me non è stata una sorpresa vederli aprire i loro preziosi biscotti e offrirli a tutti i presenti, sapendo l'importanza dell'ospitalità mediorientale e il loro naturale bisogno di condividere.
Eppure quel gesto generoso e spontaneo, con tutto quello che queste persone hanno dovuto passare, mi ha commosso. Hanno così poco, eppure quel poco lo offrono agli altri, senza riserve.
Ripenso spesso a questo episodio e ringrazio sempre Dio perché siamo ho la possibilità, abbiamo la possibilità di aiutare i rifugiati e i poveri su queste isole, seguendo l'esempio di san Francesco che ha tanto amato i poveri sopra ogni cosa, ricalcando i passi del suo Signore e Maestro. Incontrare queste persone per me è una grazia grande.
E che esempio sono questi bambini! Sono certo che avrebbero molto da insegnare agli uomini più ricchi di questo mondo. Come suonano vere quelle parole di nostro Signore: “Non impedite ai piccoli di venire a me perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio!”.
Con affetto,
Fr. Luke, ofm
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